Ciciri e
tria, muersi, sagne ncannulate, pezzetti, stijule, cialleddhra, cecamariti,
stanatu e paparine e potremmo andar avanti per molte pagine. Son nomi di piatti
salentini le cui origini affondano nella storia di un groviglio di popoli che
si sono intrecciati e sovrapposti.
Un pezzo di
terra immerso tra due mari, così striato di cultura e di storia, fiero della
propria identità, tanto forte da essere aperta, pronta al confronto e anche
alla contaminazione, capace di fondersi con altre culture. Per millenni i
conquistatori sono stati conquistati.
La ricetta
non è difficile.
Prendi … un
angolo di Eden sarebbe l’incipit tanto naturale da scivolare nel banale, che di
angoli di Eden è pieno il mondo e ne son piene le pagine che li raccontano.
E invece
bisogna prendere una strada apposita per recarsi in un posto apposito: Italia,
Puglia, Salento: a Furnirussi, alla contrada Giammanigli di Serrano, frazione
di Carpignano Salentino.
Da Furnirussi
non si passa per caso, è una scelta. O si fa o si accetta di lasciar la propria
conoscenza monca della più grande concentrazione di biodiversità vegetale che
si possa sperare di incontrare.
La Serra d’Otranto è, per sé stessa, prodiga di frutta e di erbe, ma a Furnirussi la mano umana (Anna Maria) ci ha messo del suo: la più ampia varietà di fichi e di pere che si possa immaginare, piante da frutto, da aroma e da piacere a non finire. Una specie di orto botanico con 24 suite, un laghetto e tante altre cose che si possono perlustrare su www.furnirussi.com. Facile dedurre che un Alessandro, solida scuola e trentaquattro anni di passione culinaria abbia trovato il castone nel quale adagiarsi.
Come ciò non
bastasse, due passi da Furnirussi e si incontra una cooperativa (Nuova Generazione)
che della coltivazione bio e della lavorazione dei prodotti bio ha fatto il suo
business. En plein!

Piatti che
seguono il ciclo delle stagioni e della terra che c’è intorno, ma proprio
intorno …
E un rosato
fresco, di negro amaro, dal colore brillante e rosso (come i forni che
punteggiano la contrada), dagli aromi di frutta di stagione e dal palato pieno
e di giusta sapidità. Assisi su una seggiola con panorama d’incanto, profumi
d’incanto e silenzio d’incanto. Appare talvolta una giovane creatura, la cui
figura si staglia nella luce del meriggio salentino il cui nome la racconta
tutta: Angelica.
Il resto è
lusso, come ve ne è certamente altro nel Salento. Angoli di Eden ve ne sono, creati
in ragione del secondo giorno (Genesi, 11): “Dio comandò ancora: «La terra
faccia germogliare la verdura, le graminacee produttrici di semenza e gli
alberi da frutto, che producano sulla terra un frutto contenente il proprio
seme, ciascuno secondo la propria specie". E così avvenne.»
È difficile
arrivarci ai Furnirussi, ma assai più difficile è andar via. Un piccolo consolo
è portarsi via la composta di fichi: testimone concreto che Furnirussi esiste
per davvero e t’attende ancora.
(©)pino.deluca@leccellente.it
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